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Significato moderno

Pietà

Nel contesto della teologia morale, la pietà, è considerata la virtù facente parte della giustizia, per cui si offre al prossimo in generale una forma di amore e rispetto. All'interno della teologia cristiana è considerata anche uno dei doni dello Spirito Santo, per il quale si sviluppa e perfeziona la giustizia come virtù, soprattutto quando rapportata al culto di Dio e al rispetto degli uomini.

In questa analisi vedremo come questa parola ha cambiato accezione nel tempo, sia grazie a Dante, che alle influenze sociali e culturali della storia.
La parola Pietà deriva dal latino (piĕtas -atis) nello specifico dalla parola pius che significa «pio, pietoso».
Le prime vere attestazioni della parola si possono ritrovare in vari documenti risalenti all'epoca romana imperiale, tant'è vero che Virgilio definisce Enea "pio".

Col tempo la parola "pietas" ha subito diverse modifiche nella morfologia e nel significato grazie al parlato, soprattutto grazie al volgare, infatti questa viene espressa come "pietate" oppure anche "pietade".
I significati che questa ha assunto, e assume tutt'oggi, secondo il database dell'Accademia della Crusca, sono molteplici dato che ne sono state ritrovate 2852 forme per un totale di 1565 occorrenze.
Fra i significati della parola troviamo la pietà come un sentimento di dolore mosso dall'affetto che sfocia in una commossa ed intensa partecipazione solidale nei confronti di qualcuno che sta soffrendo, tanto che spesso nel parlato si utilizzano modi di dire in cui viene intesa come "commiserazione" o addirittura come "compassione", o iperbolicamente come una cosa "fatta in malo modo" o "miserevole".

Nella letteratura Romana, poiché principio fondamentale del Mos Maiorum, era la piena espressione di una vera e propria devozione e dimostrazione di affetto da parte dell'animo dell'individuo nei confronti dei genitori, della patria, verso gli Dei, ed in particolare verso ciò che era considerato sacro.
Nell'arte, e nello specifico nell'iconografia Cristiana, questa è anche definita, sia in pittura che in scultura, come l'immagine della Madonna che tiene in grembo il Cristo morto appena tolto dalla croce, con spesso presente la figure di Nicodemo, o di Maria Maddalena.
Nello sviluppo degli studi dell'Araldica è stato individuato come la denominazione dello stemma rappresentante i nascituri del pellicano, solitamente tre, che vengono nutriti dal genitore col suo sangue, aprendosi il petto con il becco.

Oggi, la parola è utilizzata sempre più di rado col suo significato originale, data l'enorme influenza portata dalle forme che questa ha assunto nei modi di dire e nelle espressioni prettamente dialettali, nonostante questo mantenga ancora una traccia di compassione.
Alcuni esempi si trovano in espressioni come "muovere (qualcuno) a pietà", che significa "autocommiserarsi", oppure dicendo "opere di pietà" si intendono delle azioni caritatevoli per il prossimo.

Per arricchire quest'analisi potremmo anche confrontare autori contemporanei o postumi a Dante.
Per esempio, intendendo la pietà come "il sentimento Cristiano" compassionevole, dante stesso, rispettivamente nella Vita Nova[35-5 (142)] e nel Convivio[II-x-6] dice:

"Videro li occhi miei quanta pietate
era apparita in la vostra figura
quando guardaste li atti e la statura
ch'io faccio per dolor molte fiate."

"Non è pietade quella che crede la volgar gente, cioè dolersi de l'altrui male, anzi è questo uno suo speziale effetto, che si chiama misericordia ed è passione; ma pietade non è passione, anzi è una nobile disposizione d'animo, apparecchiata di ricevere amore, misericordia e altre caritative passioni." .

Pure altri poeti più o meno contemporanei, con la stessa accezione precedente scrivono:

Pure l'Ariosto dice: [3-62]

"O bona prole, o degna d'Ercol buono,
non vinca il lor fallir vostra bontade:
di vostro sangue i miseri pur sono:
qui ceda la iustizia alla pietade."


Alcuni tra gli autori postumi a Dante più importanti scrivono così:

Occorrenze nel GDLI